SOUTH DAKOTA
Più che uno Stato, il South Dakota è un carotaggio della storia degli Stati Uniti: quella prima dell’arrivo degli Europei, quella della guerra con i Nativi e quella faticosa e confusa di questi anni.
Avete presente il Monte Rushmore? Quello nella cui facciata sono stati incisi i volti di quattro presidenti americani? Può sembrare una specie di bizzarra celebrazione patriottica, un po’ kitsch ma, in fondo, suggestiva. In realtà non è niente di tutto questo. O meglio lo è solo in parte. Perché è anche altro. È il sigillo definitivo del controllo degli Europei bianchi su quella terra e la certificazione del fatto che, di quelle montagne, le Black Hills, che i Lakota Sioux consideravano sacre, i bianchi si erano appropriati così tanto, e in modo così violento e ingiusto, da farne quello che volevano. Anche cambiarne il profilo, se gli andava…
Questa storia, quella del Monte Rushmore, è forse quella che più riassume e certifica la storia violenta e dolorosa degli Stati Uniti. La storia di una democrazia nata sulla violenza. La storia del Paese che da un lato ha dato i natali alla dichiarazione dei diritti dell’uomo, dall’altra quella stessa dichiarazione l’ha profondamente smentita e vilipesa, in più modi e in più tempi.
Attenzione però: credo che ormai ci conosciate abbastanza bene da sapere che non c’è niente di più lontano da noi due dell’antiamericanismo. Però proprio perché amiamo profondamente quel Paese e rispettiamo la sua ambizione di essere patria degli audaci e dei liberi, allora sentiamo il dovere di dire la verità. E la verità è che la storia del Paese che oggi è il più avanzato del mondo affonda le sue radici in torti, soprusi e violenza.
E, per paradosso, le sculture del Monte Rushmore, che dovrebbero essere la più imponente celebrazione della giustiza e del “destino manifesto” degli Stati Uniti, in realtà sono la più imponente celebrazione della loro storia violenta.