NEW YORK
Abbiamo passato otto mesi a dire che l’America non è New York, ma molto altro e molto di più. Oggi, invece, ci tocca dire che, in fondo, nemmeno New York è New York.
Questo numero della newsletter è forse quello che più temevamo da quando è iniziato questo viaggio. Perché ci obbliga a fare i conti con l’elefante nella stanza, cioè con la città di New York, una città che non somiglia a niente altro nel mondo, e nemmeno niente altro negli Stati Uniti, ma che ne è sineddoche.
Perchè. è vero, come andiamo ripetendo da mesi (o da anni) che è un errore pensare che l’America sia tutta come New York, perchè in fondo, niente è come New York. Ma è anche vero che New York, con i suoi grattacieli e i suoi taxi gialli, è l’immagine degli Stati Uniti che più ci è familiare e che più abita nel nostro immaginario.
Eppure, questa città, unica nel suo genere, ha avuto in sorte di essere incastrata in un Paese che non le somiglia per niente. E anche in uno Stato che non le somiglia per niente e che, anzi, la detesta cordialemente.
Perchè nel destino della città di New York c’è anche il fatto di mettere in ombra tutto quello che le si avvicina, di mangiarlo, di farlo dimenticare, abbagliando, con le sue luci, chiunque guardi.
Quindi, oggi, parleremo dello Stato di New York, uno Stato ostaggio e ombra della sua città più famosa (che per altro non ne è nemmeno la capitale) e che condivide questa sorte con gli interi Stati Uniti.