NEW JERSEY
Oggi il cuore batte forte. Perché siamo in New Jersey, il posto degli sfigati, di quelli sempre all’ombra di qualcun altro, di quelli che ci si avvicinano, ma non ci arrivano mai.
Una delle canzoni più belle degli ultimi anni si chiama Jersey Girl. L’ha scritta Tom Waits (che è californiano) ma l’ha resa celeberrima Bruce Springsteen. La canzone racconta del tempo immobile della provincia. Di quando, in alcune serate, il niente si trasforma in tutto. Di quando la vita rallenta, e fugge dalla corsa e dal casino. Di quando non importano i soldi, il tempo, il successo e neppure la vita, in fondo. Ma solo il presente e i pochi spiccioli che si hanno in tasca.
Racconta di un ragazzo che va a prendere la sua ragazza e la porta “dall’altra parte”, cioè nel Jersey Side. La porta lontano dalle luci di New York e dalle loro mille promesse, per offrirle il niente del suo presente e della sua polvere. Per mostrarle il suo lato più autentico. Per regalarle il suo silenzio, lontano dal casino.
E tutti abbiamo un Jersey Side nella vita.
Tutti e tutte. Al di là del lavoro che facciamo, delle nostre ambizioni, del belletto che ci mettiamo sul viso ogni giorno, degli abiti che indossiamo per farci coraggio. Tutti abbiamo un’altra parte. Tutti, nascosta da qualche parte, abbiamo un’anima provinciale, campagnola, magari persino un po’ zarra.
Quella dalla quale, non importa quanto veloce corri, non riuscirai mai ad allontanarti davvero. Perché ti abita dentro. Anche se sei New York.